TENERE VIVA LA MEMORIA PER RICONOSCERE NELLA SOCIETÀ ATTUALE I SINTOMI DELL’ODIO E DELL’INTOLLERANZA PER CHI LA PENSA DIVERSAMENTE DA NOI
Ricordare per fare memoria. Ricordare i diversi eventi che caratterizzarono la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale, per tenere viva la memoria di quanto l’uomo possa fare al suo simile se avvelenato dall’odio politico e nazionalistico, e in preda alla violenza e alla voglia di sopraffare, umiliandolo, l’altro.
A questo alto esercizio siamo chiamati oggi, sia per onorare coloro i quali persero la vita e furono brutalmente torturati in quegli anni dalle compagini titine, sia per ricordare le centinaia di migliaia di esuli che, oltre ad essere privati dei loro cari, persero la propria casa e dovettero iniziare una peregrinazione umiliante e dolorosa in tante parti d’Italia. Ma dobbiamo tenera viva la memoria di quegli accadimenti anche perché da essi ci deve venire la forza, l’intelligenza e il discernimento necessari a leggere nella società attuale i segnali e i sintomi dell’odio e dell’intolleranza per chi la pensa diversamente da noi.
Segnali e sintomi che purtroppo ancora oggi, in maniere più o meno percettibile, si manifestano in tante parti della nostra società e che abbiamo il dovere di saper innanzitutto riconoscere, quindi trattare ed affrontare con le armi della persuasione, della promozione dei diritti costituzionali e di una vigile tolleranza che garantisca a tutti e a ciascuno di esprimersi pienamente, non apportando mai, e per nessun motivo, danni di qualsiasi tipo gli altri.
Dunque, come Consiglio regionale, come consesso in cui trovano confronto e in alcuni casi contrapposizione le diverse opinioni e le differenti visioni politiche, facciamo insieme memoria del passato per costruire insieme a tutti i cittadini e alle diverse parti della comunità molisana, un futuro più giusto e capace di garantire ad ognuno gli spazi espressivi, nei limiti del rispetto che si deve alle persone e alle istituzioni democratiche.
Giorno del ricordo.