CAMPOBASSO, 26 GENNAIO 2022 – GIORNO DELLA MEMORIA PER LE VITTIME DELLA SHOAH, IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE MICONE
In occasione della commemorazione del Giorno della Memoria istituito in ricordo della Shoah (sterminio del popolo ebraico), delle leggi razziali, della persecuzione italiana dei cittadini ebrei, degli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché di coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati, il Presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone ha dichiarato:
“L’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, e le immagini che poterono essere impresse prima nella mente dei soldati dell’armata sovietica, poi nelle pellicole dei cineoperatori che seguirono -e tramite queste nella storia moderna- rappresentano un punto di svolta per la civiltà umana. Credevamo che secoli e secoli di cultura, di arte, di letteratura, di filosofia, di studi di economia, di scienza e di spiritualità, fossero incompatibili con la creazione di un’ideologia e di un’organizzazione industriale volte o all’eliminazione selettiva di gran parte di una popolazione o alla totale spoliazione di diritti e beni materiali e immateriali di persone di una razza determinata, quindi di una loro deportazione in campi di lavoro e di sterminio per cancellarne il ruolo e il ricordo sociale. Un luogo infernale, i campi di lavoro o di sterminio, dove l’individuo prima del suo annientamento fisico, veniva disumanizzato e trasformato in un numero identificativo di un essere totalmente schiavizzato e senza alcun valore, se non quello della sua utilità per un’organizzazione produttiva. E tutto questo non accadeva in uno sperduto, sconosciuto e inaccessibile punto della terra, ma nel cuore dell’antica Europa, ad opera di uno dei popoli più colti e avanzati del pianeta. In quel freddo gennaio del 1945, capimmo come abitanti di questa terra, come europei, come civiltà più antica e avanzata, come opinione pubblica globale, che il nostro progresso culturale, civile, politico, scientifico ed economico, di cui tanto andavamo fieri, non ci aveva portato ad una società più giusta e moderna per tutti i popoli, come decenni prima si voleva con la creazione della società delle nazioni, ma, tramite una malevola perversione, eravamo arrivati, gradualmente, ma inesorabilmente, a dar vita ad una barbarie industrializzata, organizzata sin nei minimi dettagli, dove soprusi, prevaricazioni, violenze e umiliazioni, per la prima volta nella storia, erano non consentite o tollerate, ma strutturate e codificate in protocolli di azioni attuativi di specifiche leggi e regolamenti amministrativi. Tra i tanti punti di riflessione di questa giornata della memoria vi è quello di dover prendere atto che la crescita economica, politica, tecnica e scientifica, costruita a danno e in sfruttamento di altri individui o popoli, per quanti successi possa aver raggiunto, non può certo dire di aver colto quello dell’evoluzione della civiltà umana e del suo progresso nella storia. Una crescita senza giustizia e rispetto umano, non è progresso evolutivo ma involuzione verso gli istinti più biechi che le architetture socio-culturali più avanzate hanno sempre condannato. La memoria di quei tragici fatti che si svolsero nell’ambito del più orrendo dei conflitti bellici che l’uomo ricordi, ci testimonia che il gigante di un modernismo, di un efficientismo, di un utilitarismo, e di un individualismo senza anima e privo dei principi più elementari della solidarietà umana, ha mostrato i suoi piedi d’argilla, erosi dal vento della storia che soffiando sulle sue contraddizioni e iniquità, e ne ha rilevato sia i limiti strategici che la debolezza prospettica in ambito culturale, spirituale, razionale, filosofica ed economica. Una lezione certo valida anche ai nostri giorni. Allora oggi, in ricordo delle vittime innocenti e indifese che hanno caratterizzato la nostra storia più recente, troviamo la determinazione e la costanza per camminare insieme, uniti nella diversità, per sentirci tutti responsabili degli altri, tutti impegnati, non nel rigettare o eliminare il più debole o il diverso, ma per sentirlo nostro fratello accolto, componente unico e indispensabile della grande famiglia umana e sociale di ogni stato o realtà internazionale o locale. Il Consiglio regionale del Molise mio tramite testimonia i sentimenti di rispetto ed onora ogni persona, di ogni fede o cultura, di ogni razza o genere, che per l’odio ideologico o raziale ha avuto a patire indicibili sofferenze e umiliazioni, nell’orrore della seconda guerra mondiale. Parimenti, senza distinzioni partitiche o ideologiche, ringraziamo coloro i quali, a rischio della propria incolumità e quella dei propri familiari, si sono adoperati compiendo tanti piccoli grandi gesti per salvare almeno una vita dal pericolo minacciato o imminente, perché in questo modo hanno avuto il grande onore di salvare il mondo intero, come insegna il Talmud”.