“Attraverso il Giorno del ricordo, come vuole la legge n. 92 del 2004, le istituzioni pubbliche, le scuole e in generale il sistema culturale di questo Paese sono chiamati a mantenere “memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. È questo un impegno morale che ciascuno deve sentire rispetto sia alla storia in generale, sia ai fatti in particolare, che hanno così drammaticamente coinvolto dei nostri connazionali.
Per molti anni, troppi, di questi accadimenti, che coinvolsero decine di migliaia di persone come vittime dirette di violenze inenarrabili e di uccisioni sommarie attraverso il loro occultamento nelle foibe, e che portarono al peregrinare per la penisola di circa 300 mila esuli italiani che dovettero lasciare le proprie case in Istria, non si è trovato spazio nel dibattito storico, culturale ed educativo di questo nostro Paese.
Ancora oggi tra le tante giornate commemorative dei vari eventi storici della memoria nazionale, quella del ricordo resta ancora non accettata da alcuni ambienti, ignorata se non addirittura rifiutata da altri.
Il nostro Paese potrà guardare al futuro con speranza e coralità di intenti e con prospettive di crescita armonica sia sociale che culturale, solo se saprà elaborare un memoria condivisa del passato.
Certo lo diciamo da anni, ma siamo ancora in ritardo storico sulla capacità, come nazione, di condividere il ricordo del passato, per il quale, certamente, possiamo, e forse dobbiamo, avere, se del caso, giudizi e opinioni diversificati. Ma avere posizioni differenti sulle motivazioni socio-politiche che portarono alla realizzazione di eventi singoli o collettivi è una cosa, ben altra è “infoibare” ancora una volta tali accadimenti nel buio del non detto, del non raccontato e del non condannato sul piano morale e storico.
Allora questo Giorno, e i tragici eventi che commemora, che si svolsero sia prima, che durante e quindi dopo i fatti che interessarono l’Istria a cavallo della fine delle seconda guerra mondiale, debbono essere anche di sprone all’intero Paese a guardare indietro al nostro passato, a non aver paura di confrontarci con esso e a saperne fare una valutazione storica pacata, oggettiva e complessiva.
Una valutazione fortificata da quei sentimenti di pluralismo, di solidarietà, di libertà e di rispetto degli altri contenuti in quella Carta Costituzionale scritta dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale e che si prefiggeva anche l’obiettivo di far memoria degli errori del passato per scrivere un futuro di giustizia e di libertà per gli italiani e per tutti i popoli. Onore, dunque a tutti coloro i quali, a vario modo e forma, patirono il dramma istriano e forza e coraggio a tutti noi nel percorrere la strada della concordia, dell’unità nazionale e della pace tra i popoli.”